Edgardo Mannucci

Scopre molto presto la predisposizione per le arti plastiche: a undici anni aiuta il padre nella sua attività di marmista. Dopo le scuole elementari frequenta la Scuola d'Arte di Matelica, una scuola professionale per la lavorazione del cemento. Nel 1927, dopo il servizio militare, torna a Fabriano, ma si trasferisce subito dopo a Roma, dove incontra Quirino Ruggeri che lo ospita nel suo studio, diventa suo allievo e del quale sposerà la figlia. Dopo un esordio figurativo, vicino all’arte di Ruggeri e di Arturo Martini, Mannucci compirà una straordinaria evoluzione, che lo porterà alla costruzione di un nuovo lessico e a diventare uno dei più grandi protagonisti dell’Informale a livello internazionale. L'attenzione poi si sposta sulle possibilità della materia di esprimere emozioni profonde liberando l'energia imprigionata nella materia trasformandola in movimento. Mannucci rifiuta ogni linguaggio figurativo tradizionale legato al Novecento, e ne elabora uno suo, del tutto singolare, rivolto alla poetica dell'informale. Alla fine degli anni ‘40, sconvolto dalla seconda guerra mondiale, dallo scoppio della bomba atomica e fortemente impressionato dagli effetti catastrofici delle cariche energetiche, l’artista dà il via ad un’arte nuova per rappresentare la realtà contemporanea. Abbandona i materiali tradizionali, sceglie bronzo, rame ed ottone e, con un istinto infallibile, si dedica ad inedite sperimentazioni. Negli ultimi anni della sua vita, recupera un modello di classicità ed equilibrio e si converte alla forma chiusa della circolarità, modello della perfezione e della misura.


Energia e Materia:
ascolta le parole dell'artista

"Il figurativo non mi dava più niente, era successo qualcosa con la guerra, una trasformazione della sensibilità. Hiroshima ci aveva fatto capire che tutto era energia, tutto era materia. Queste sculture senza un volume possono sembrare anche strane, ma io per esprimermi su queste sensazioni che mi dà il movimento, che mi dà questa vita che noi facciamo, non sono adatti né la pietra né il legno né altre cose. La cosa adatta più adatta per me, per esprimermi, è questo metallo, in fusione, in dilatazione, in scoppi di energia che si muovono e acquistano delle sonorità particolari."